La ricerca di nuovi modelli.
Di fronte ai problemi esposti, rischiano di essere insufficienti le posizioni mutuate dalle due “anime” costitutive di Internet, quella della logica di mercato e quella originaria degli ambienti accademici e di ricerca. La composizione delle due ispirazioni, tra anarchia e mercato, e la ricerca di equilibri sulla base di interessi o ideali ritengo sia però ancora inadeguata rispetto alle necessità.
Si vedono tuttavia emergere modelli alternativi. Sempre più spesso capita di incontrare esperti ed operatori del settore che avvertono acutamente la necessità di un insieme di regole condivise, e l’esigenza di entità che ne impongano il rispetto.
Sempre più diffusamente le persone in rete si aggregano in quelle forme di “comunità virtuali” che superano l’individualismo per mettere in comune interessi, spazi di comunicazione, tempo. Si viene a costituire quella che Derrick De Kerchove chiama “intelligenza connettiva”, che è il risultato di una interazione cooperativa in rete e che riceve un maggior valore dal contributo di tutti, rispetto alla semplice somma delle singole conoscenze.
Se attraverso la rete, utilizzando la rete, l’individualismo scopre il senso di una responsabilità e il mercato si apre al principio della solidarietà, la rete può diventare potente strumento di crescita dell’uomo sulla Terra.
E’ un processo evolutivo altamente auspicabile, ma che non si può realizzare senza lo sforzo di una riflessione etica, di un impegno culturale che incida sulla mentalità. Probabilmente occorre assumere un riferimento forte ad un quadro di valori, partire dalla coscienza delle proprie radici di uomini, della propria storia e della propria identità.
E si impone infine, la domanda prima ed ultima: su quale fondamento appoggiare la costruzione? Quali basi dare ad un umanesimo tecnologico che sappia usare la tecnologia fino a dove essa è al servizio dell’uomo, e non viceversa?
Questo tema dischiuderebbe riflessioni che non rientrano nel nostro compito odierno. In questo luogo, in prossimità del Natale, al termine di un anno di Grazia vissuto nella celebrazione del Giubileo, può essere però facile per ognuno di noi, metterci di fronte al Bambino e guardarlo per trovare una risposta.
Ma per tradurre tale risposta in linguaggio per il nostro tempo, per lo strumento nuovo che è Internet, trovo non inutile andare con la mente a due episodi, metterli a confronto tra loro e trarne criteri di ispirazione per scegliere e per operare: la Babele in cui gli uomini, che pur parlavano una stessa lingua, non si comprendevano e la Pentecoste, in cui ognuno parlava lingue diverse e si comprendevano perfettamente.
A. Tomasi pag.
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