• Internet e intranet: strumenti di organizzazione e di comunicazione, tra ricerca scientifica, industria e mercato.
  • 55° Convegno Giovani Cittadella di Assisi




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    55° Convegno Giovani

    Cittadella di Assisi

    28 dicembre 2000


    Nella rete della società dell’informazione.
    Andrea Tomasi.

    Premessa: Internet tra globalizzazione e frammentazione, tra tecnologia e cultura.
    Una immagine che ben descrive la realtà di Internet oggi è quella della ragnatela, non solo perché fisicamente la rete delle reti è diventata di dimensioni mondiali, ma anche perché Internet è diventato un termine con una estensione di significato pressoché onnicomprensiva, spaziando dagli aspetti tecnologici ai contenuti culturali, dal valore industriale ed economico agli effetti sociali. Come la ragnatela ci può affascinare il fino teso tra due rami, scintillante della luce riflessa del sole, imperlato di rugiada, o ci può infastidire, quando il velo setoso ci si invischia sul volto. Ma se c’è, se il ragno ha tessuto la sua tela, dobbiamo tenerne conto, non la possiamo ignorare.

    Internet sta diventando il paradigma dei due fenomeni forse più appariscenti di questo inizio di millennio: la globalizzazione e la frammentazione. C’è una corrispondenza evidente tra Internet e globalizzazione, perché la dimensione mondiale dei fenomeni economici e sociali oggi si esprime anche, e forse soprattutto, attraverso questa ragnatela di computer interconnessi che coprono tutto il mondo. Però mi sembra si possa vedere anche una affinità tra Internet e la frammentarietà, non solo perché la grande complessità del fenomeno Internet (infrastruttura di telecomunicazioni, interconnessione di computer, programmi di funzionamento, applicazioni e servizi, contenuti informativi) in qualche modo porta ad analizzarne di volta in volta singoli aspetti, ma anche perché l’utilizzatore di Internet è l’individuo singolo, il posto di lavoro di tipo personale e ciò credo porti facilmente a fare esperienze parziali e parcellizzate, sotto l’apparenza di una interazione estensiva o globale nello spazio (con gli interlocutori di tutto il mondo) e nel tempo (“navigare” è una attività estremamente dispersiva, che occupa tempi prolungati).

    Credo sia interessante leggere i periodi della storia mettendo in parallelo, quasi come una trama di tessuti sovrapposti, le conquiste del pensiero umano, sul piano delle conoscenze filosofiche, della capacità di modellare gli ordinamenti civili e giuridici, ed anche i prodotti del sapere scientifico, l’acquisizione di conoscenze sulle leggi della realtà e la realizzazione di strumenti applicati per modificare le cose. E’ tipico dei prodotti tecnologici svolgere questo ruolo, perché la tecnologia è contemporaneamente l’effetto di un contesto storico e culturale e il motore di nuovi fenomeni, cosicché i due aspetti (lo strumento e l’ambiente) si illuminano ed influenzano a vicenda.

    E’ avvenuto in parte per altri oggetti della tecnologia, che hanno segnato un’epoca: si pensi alla ruota, alla stampa, alla macchina a vapore, all’elettricità, al telefono, alla radio e alla televisione. In tempi più recenti abbiamo ben presente l’effetto sull’organizzazione del lavoro e sui fenomeni sociali indotto dal personal computer a partire dagli anni ’80.

    Un fenomeno dello stesso tipo si sta verificando anche con Internet, enfatizzato dal fatto che in questi ultimi cinquant’anni i progressi della scienza e della tecnologia hanno subito una accelerazione continua e un processo di industrializzazione e diffusione che rendono oggi i fenomeni tecnologici estremamente complessi.

    Da questo punto di vista è forse insufficiente affermare che la tecnologia è neutra, ed il suo valore è determinato dall’uso che se ne fa, se non si riflette allo stesso tempo anche sul significato dell’esistenza stessa degli oggetti tecnologici, e non si considera tra le opzioni possibili anche quella di non usare gli strumenti disponibili: perché gli strumenti nascono per essere usati, si diffondono perché usati in un certo modo, generalmente coerenti con le necessità e le intenzioni di chi li ha prodotti, ma anche, nel caso di strumenti complessi, talvolta sfuggendo ad un controllo predeterminato, ad una certezza di finalità. Forse è più pertinente parlare di ambiguità della tecnologia, di ambivalenza degli strumenti; nel caso di Internet cercheremo di metterne in evidenza alcuni aspetti.

    Io penso che le tecnologie evolute, le tecnologie complesse, richiedano riflessioni capaci di andare oltre il livello puramente strumentale, mobilitando energie di razionalità, sulla base di competenze qualificate, ma anche di eticità, come attenzione e responsabilità nei confronti del valore primario che è l’uomo, produttore, utilizzatore e destinatario della tecnologia, se si vogliono evitare discorsi generici o fantasie avveniristiche, sia di segno ottimistico che pessimistico.

    Se ci soffermiamo con la memoria su alcuni episodi emblematici (si pensi al luddismo degli inizi dell’800 o ai contemporanei “unabomber” e “hackers”, ma anche alla misteriosa vicenda di Ettore Maiorana, o al drammatico suicidio di Alan Turing), e se approfondiamo alcuni testi significativi dei “guru” dell’informatica e delle telecomunicazioni, forse possiamo comprendere come questi accenni non siano del tutto fuori luogo, nell’inquadrare un discorso su Internet. Si pensi in particolare a come le odierne tecnologie avanzate (ingegneria genetica, nanoelettronica, biomeccanica) siano interdipendenti molto più di quanto lo fossero le tecnologie del ‘900 (elettronica, nucleare, biologica e chimica) e quanto siano labili e incontrollati oggi i confini tra utilizzo delle tecnologie a fini commerciali leciti o illegali, per scopi civili o militari.


    Fatta l’ampia premessa, alcuni punti di approfondimento, per dare una cornice e qualche pennellata su un quadro che altri poi completeranno:

    • cosa è Internet come infrastruttura, utilizzata come strumento di organizzazione e di comunicazione;

    • come mai è divenuta un fenomeno “planetario”;

    • quali problemi si presentano, sul piano culturale, sociale e legislativo.

    Dato che Internet è sotto gli occhi di tutti, siamo in un certo senso obbligati a selezionare gli argomenti su cui soffermarci, ma cercheremo di affrontarli comunque in una visione d’insieme.




    Internet e intranet: strumenti di organizzazione e di comunicazione, tra ricerca scientifica, industria e mercato.

    Internet esiste come tecnologia da circa quarant’anni. Fin dagli anni ’60 erano stati definiti gli elementi base necessari: la struttura di rete, i protocolli di comunicazione, e le tecniche di codifica delle informazioni. La prima rete, denominata ARPANET perché inserita nelle attività di una Agenzia governativa degli Stati Uniti (ARPA= Advanced Research Projects Agency) nasce nel 1969 e connette 4 calcolatori (tre in California e uno in Utah), che diventano 23 nel 1971. Nel 1973 si estende con le prime connessioni internazionali verso Inghilterra e Norvegia e nel 1980 raggiunge circa 200 nodi. Negli anni ’80 nascono quattro grandi reti che collegano enti di ricerca e università: USENET (Unix user Network), BITNET (Because It’s Time Network), CSNET (Computer Science Network) e NSFNet (National Science Foundation) che presto connette tutte le università americane. Alla fine degli anni ’80 Arpanet prende il nome di INTERNET: a questo punto collega 5000 reti, in 26 Paesi, con 300.000 calcolatori connessi. Attorno ad essa ruotano gli interessi dell’industria statunitense, che proprio in quegli anni affronta alcuni grandi progetti (lo “scudo stellare”) e mette in campo notevoli investimenti su nuovi linguaggi per la produzione del software (ADA) per controbattere la corsa tecnologica del Giappone (i computer di quinta generazione).



    La rete delle reti è stata fino a pochi anni fa un fenomeno limitato, ristretto alla cerchia dei laboratori universitari e di ricerca. L’uso delle risorse, in tale ambito, appariva gratuito (gli utenti non sostenevano direttamente i costi degli strumenti) e libero (in ambiente no-profit, non era giustificato il costo di realizzazione di restrizioni e controlli). Erano comunque già presenti i punti di forza che condurranno in breve alla diffusione che oggi conosciamo: la sempre maggior diffusione di reti locali di computer, con modelli di funzionamento basati sulla connettività e la “scalabilità”, la diffusione dei computer di tipo personale (da poche centinaia di migliaia all’inizio degli anni ’80, si passa a qualche milione di computer installati alla fine degli anni ’80 e agli attuali centinaia di milioni nel mondo), la capacità della struttura di interconnessione di mettere in comunicazione fino a milioni di utenti (nodi) con prestazioni accettabili.
    Negli anni ’90 si constatano alcune significative evoluzioni:

    • nel mondo delle aziende ci si indirizza verso una organizzazione a rete (sia per l’organizzazione interna, tra i vari dipartimenti/reparti, sia nei confronti degli interlocutori esterni, clienti/fornitori) che richiede interazioni e comunicazioni; i servizi informatici subiscono procedimenti di out-sourcing (la gestione è affidata a realtà esterne) che richiedono anch’essi flussi informativi da e verso l’esterno; l’impatto sulla struttura dell’organizzazione aziendale è notevole e introduce nuovi modelli nel fare impresa; si cominciano a introdurre forme di e-commerce (dapprima rendendo disponibili informazioni sui cataloghi dei prodotti e l’elenco dei servizi offerti, poi aumentando il grado di interattività e permettendo l’acquisto a distanza); oggi si stima che le aziende che non sono presenti sulla rete si precludano opportunità allo stesso modo che se fossero prive di telefono;

    • il mondo produttivo dell’elettronica e delle telecomunicazioni progredisce ulteriormente dal punto di vista delle prestazioni offerte; le connessioni offrono canali di comunicazione a distanza che permettono traffico sempre più elevato per numero di messaggi e quantità di informazioni trasferite; i costi di struttura si riducono in percentuale sul traffico e le tariffe possono di conseguenza subire drastiche riduzioni, che incentivano l’utenza. Si può constatare quanto diventi sempre più verosimile la conclusione del paradosso che mette a confronto l’industria informatica e quella dell’automobile: se i miglioramenti delle prestazioni nei due settori fossero proceduti di pari passo, una Rolls Royce costerebbe oggi 5000 lire e farebbe 800 mila chilometri con un litro di benzina.

    • l’industria informatica si orienta verso nuovi prodotti, più adatti alla connettività e all’interazione (applicazioni basate su modelli client-server, interfacce verso l’utente orientate all’accesso a basi di dati e alla navigazione in rete, strumenti di produzione del software basati su modelli ad oggetti e sempre più rispondenti a requisiti di portabilità e mobilità), e si mette in grado di creare nuovi mercati in nuove aree di affari; la stessa distribuzione del software, tradizionalmente punto debole nel rilascio di aggiornamenti e nuove versioni corrette dei programmi, avviene sempre più attraverso la comunicazione in rete;

    • Internet si caratterizza sempre più come “contenitore” di conoscenze piuttosto che come strumento di connessione/comunicazione, di conseguenza l’attenzione si sposta sui modelli e sul linguaggio per la comunicazione e sull’organizzazione della nuova industria editoriale.

    Come spesso accade per gli strumenti tecnologici, non appena si sono verificate alcune condizioni favorevoli, l’evoluzione è divenuta rapidissima. Le condizioni sono state le esigenze delle aziende, la spinta di incentivi produttivi ed economici, soprattutto nel mercato statunitense. Internet si diffonde pertanto impregnata di criteri fortemente dipendenti dal mercato (fino ad assumere aspetti tipici del “supermercato”, come diceva Gianluca Nicoletti proprio qui alla Cittadella di Assisi nel marzo scorso, al Convegno promosso dal Servizio Informatico, dall’ Ufficio Comunicazioni Sociali e dall’ Ufficio Beni Culturali della C.E.I.), con una radice e una ricaduta notevoli di tipo economico e industriale.


    Per dare una dimensione al fenomeno, citiamo qualche dato, tenendo conto di due osservazioni:

    • solo i dati risultanti da indagini di organizzazioni serie, su periodi passati, possono essere considerati attendibili, ma sono anche in continua (e talvolta tumultuosa) evoluzione;

    • molto spesso le previsioni circolanti sugli sviluppi futuri sono deformate dalle intenzioni e dalle aspettative di chi elabora i dati.


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