Stresa, studente vittima di bullismo: identificati i quattro aggressori




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Stresa, studente vittima di bullismo: identificati i quattro aggressori.

Le angherie si verificavano sul treno nel tragitto di andata e ritorno da casa a scuola


La denuncia contro ignoti ai carabinieri di Stresa ha avuto il coraggio di sporgerla a febbraio. Aveva appena ricevuto la prima pagella e il suo rendimento scolastico non era un granché. Ai genitori sembrava una scusa per giustificarsi delle insufficienze e invece sul suo scarso profitto incidevano davvero le vessazioni che ogni giorno doveva subire da un gruppo di quattro compagni di scuola che gli uomini dell’Arma hanno identificato.  La vittima di bullismo ha 15 anni e abita fuori provincia, frequenta una delle prime classi dell’istituto alberghiero Maggia e così pure i quattro coetanei che negli scorsi mesi gli hanno reso la vita impossibile. Le angherie si consumavano soprattutto nel tragitto da casa a scuola e viceversa: tutti e cinque prendono il treno e il bersaglio di offese e pesanti dispetti si è ritrovato più di una volta lo zaino nascosto nei servizi igienici tra gli scompartimenti e in quelli della stazione. Da ultimo la borsa con tutti i libri gli è sparita e non l’ha più trovata, come del resto il telefonino.  Ai carabinieri il quindicenne ha anche riportato gli epiteti sgradevoli che di continuo gli venivano rivolti e di quella volta che l’abbonamento del treno gli è stato preso e strappato in faccia.  Ad appurare che la vittima dei quattro - tre italiani e uno di origini albanesi, tutti residenti nelle province di Novara e Varese - non si fosse inventata niente ma dicesse la verità sono state le indagini condotte ascoltando oltre trenta persone tra insegnanti e studenti di una scuola - il Maggia - molto rigorosa sul piano educativo e che ancora prima dell’autorità giudiziaria interverrà con provvedimenti disciplinari nei confronti dei quattro identificati come autori di atti di bullismo. I carabinieri per procedere nei loro confronti attendono disposizioni dalla Procura del tribunale dei minori di Torino, che ha chiesto di completare l’indagine con approfondimenti tecnici. 
VIDEO:

Generazioni connesse: Gaetano Ep.1 Se mi posti ti cancello

https://www.youtube.com/watch?v=Dm1ADDs7AjQ&t=6s

ESTRATTO DELL’ARTICOLO DIVULGATIVO
Osservatorio Permanente Giovani Editori

“Rischi in rete e cyberbullismo: percorsi di intervento”

Ersilia Menesini, Giovanna Tambasco, Benedetta Emanuela Palladino, Annalaura Nocentini.
Novara, Maggio 2013. “Pensavano di essere spiritosi, non si rendevano conto che umiliandola su Facebook la stavano uccidendo. Carolina Picchio, 14 anni, la sera del 5 gennaio scorso ha deciso di lasciarsi cadere dal terzo piano di casa perché stanca di essere derisa dal gruppo di amici che qualche settimana prima aveva postato un filmato che la ritraeva ubriaca e in loro totale balìa. (Repubblica, 25 Maggio 2013)”.

Genova, Novembre, 2015. “Due ragazzini di 16 e 17 anni sono stati denunciati dalla polizia postale per avere ingiuriato, calunniato e molestato una compagna di scuola su una chat di una piattaforma digitale. Nel mirino un'amichetta presa in giro per settimane perché sovrappeso. Alla fine la vittima dei due cyberbulli non aveva più il coraggio di uscire di casa per paura di essere derisa dai compagni iscritti al social network (Repubblica, 24 Novembre 2015)”. 

Quelli citati sono solo alcuni esempi di come il mondo virtuale, pur rappresentando un’enorme opportunità di sviluppo e di crescita culturale e sociale, possa nascondere una serie di insidie e pericoli. Oggi è sempre più alto il livello di attenzione, sul piano nazionale e internazionale, rivolto all’uso delle nuove tecnologie, come gli smartphone e internet.

Da indagini recenti sappiamo che anche nel nostro paese c’è una forte disponibilità di tutte le nuove tecnologie tra i giovanissimi. Da una ricerca condotta su un campione di giovani italiani emerge che il 97% dei ragazzi possiede uno smartphone, il 56% lo usa per connettersi a internet e il 25% dei ragazzi si collega dalle tre alle cinque ore al giorno (Skuola.net, 2014). Anche secondo le agenzie di osservazione europea (Net Children Go Mobile, 2014), il numero di bambini italiani che va online dal proprio telefono utilizzando piani di internet mobile, è superiore alla media europea (24%). Il fatto che i ragazzi utilizzino frequentemente le ICT (Information and Communication Technology), o altrimenti dette TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione), non ci deve far pensare che necessariamente essi siano consapevoli di tutti i rischi che questo ambiente può comportare, né tantomeno che essi siano consapevoli delle migliori strategie da adottare per far sì che la loro “esperienza online” sia il più possibile sicura (Palladino et al, 2012.). I rischi che i ragazzi corrono online sono numerosi e spesso, gli adulti stessi, ne hanno solo una vaga percezione.

Tali pericoli possono essere classificati a partire dal ruolo assunto dall’utente nel web. Quando il bambino/ragazzo è destinatario di contenuti inappropriati si parla di rischio da contenuto (pornografia, razzismo, violenza); quando l’utente partecipa ad azioni pericolose iniziate da un adulto, di rischio da contatto (adescamento online, persuasione ideologica); infine, nel momento in cui il bambino/ragazzo è attore dell’azione nociva, sia perché è il perpetratore dell’azione sia perché ne è la vittima, di rischio da condotta (EU Kids Online, 2014; Net Children Go Mobile, 2014). Ed è proprio in quest’ultima categoria che ricade una delle più gravi manifestazioni negative della rete: l’uso della tecnologia per compiere atti di bullismo (Campbell, 2005), il cosiddetto cyberbullismo.

A livello internazionale, in una delle prime definizioni condivise, il cyberbullismo viene descritto come “un’azione aggressiva, intenzionale, agita da un individuo o da un gruppo di persone, usando mezzi elettronici, nei confronti di una vittima che non può difendersi facilmente” (Smith et al., 2008). Questa definizione riprende la definizione di “bullismo tradizionale” di Olweus (1993) dalla quale è possibile delineare i tre criteri essenziali per definire un comportamento aggressivo come bullismo, e per distinguerlo da altri episodi di aggressione: l’intenzionalità, la ripetizione nel tempo e lo squilibrio di potere. La definizione di cyberbullismo amplia la definizione del bullismo tradizionale aggiungendo il riferimento alle nuove tecnologie come veicolo delle aggressioni. Tuttavia, per comprendere la trama assunta dalle nuove forme di prevaricazione dobbiamo riflettere sui cambiamenti apportati dalle nuove tecnologie e sulle caratteristiche peculiari dei nuovi contesti comunicativi (Menesini, Nocentini, Palladino et al., 2012). Infatti, nonostante il cyberbullismo presenti elementi di continuità rispetto al bullismo tradizionale, esso mostra altrettanti elementi di novità che caratterizzano in maniera specifica il fenomeno e che derivano propriamente dalle modalità interattive mediate dalle nuove tecnologie. Gli elementi distintivi del cyberbullismo sono:



  • l’anonimato, la vittima può non conoscere l'identità del suo persecutore;

  • la riproducibilità e la grande diffusione pubblica delle informazioni (Slonje & Smith, 2008), spesso si verifica il coinvolgimento di un vasto pubblico e l'incapacità di rimuovere i contenuti dopo che questi sono stati condivisi online (Dooley, Pyżalski, & Cross 2009; Menesini et al., 2012; Nocentini et al., 2010);

  • la distanza esistente tra il bullo e la vittima che ha come importante conseguenza l’assenza di quel feedback espressivo tipico invece delle interazioni faccia a faccia. L’assenza di segnali visivi combinata con la comunicazione scritta può alterare e rendere meno consapevoli di ciò che si fa (Nicoletti & Gallingani, 2009);

  • l’essere senza confini di spazio e di tempo, la vittima può subire l’attacco del cyberbullo in ogni luogo e in ogni momento della sua giornata. Alcuni contributi italiani sul tema (Pisano & Saturno, 2008) hanno evidenziato il carattere continuativo e invasivo del cyberbullismo che può perseguitare la vittima 24 ore su 24 anche in contesti più protetti come la propria casa e la famiglia.

Dal momento che, dal mondo reale, ci spostiamo nella realtà virtuale i criteri sopra descritti come rilevanti per definire il bullismo “tradizionale” possono assumere un significato diverso. Infatti, analizzando quali criteri caratterizzassero la definizione di cyberbullismo (Menesini et al., 2012; Nocentini et al., 2010), è emerso che due elementi propri della definizione di bullismo sono particolarmente importanti anche in quella di cyberbullismo: il criterio d’intenzionalità, sapere se l'azione è fatta intenzionalmente per danneggiare la vittima, e il criterio dello squilibrio di potere, declinato nella relazione tipica del contesto elettronico, quindi non determinato dalla forza fisica o dall’intimidazione psicologica, ma determinato dall’effetto devastante che l’azione ha sulla vittima che non riesce a difendersi. Al contrario, il criterio di ripetizione, fondamentale nella definizione di bullismo tradizionale, sembra non essere altrettanto importante nel definire un atto di cyberbullismo. Infatti, non è necessario che l’atto offensivo sia ripetuto dallo stesso aggressore nel tempo: una vasta platea di spettatori può amplificare l’effetto “valanga” dell’aggressione, con conseguenze ugualmente devastanti per la vittima (Menesini et al., 2012).

I risultati di una meta analisi (Garaigordobil, 2011) mostrano un’elevata diffusione del fenomeno in molti paesi occidentali: circa il 40-50% dei ragazzi è coinvolto nel ruolo di vittima o di perpetratore. I risultati emersi dalle ricerche che si sono interessate alle stime di prevalenza e incidenza di questo fenomeno evidenziano come la situazione italiana sia in linea con il panorama internazionale, mostrando come nelle scuole secondarie di primo e secondo grado il cyberbullismo sia un fenomeno presente e già piuttosto diffuso: il 6% dei ragazzi ha sperimentato qualche forma di cyberbullismo (EU Kids Online, 2014; Net Children Go Mobile, 2014). In una ricerca condotta su un campione di adolescenti italiani, il 19,1 % dei ragazzi dichiara di esser stato vittima di episodi di cyberbullismo con riferimento agli ultimi tre mesi: di questi, ben l’8,9% sembra sperimentare forme gravi e durature di cybervittimizzazione (Palladino, Menesini, & Nocentini, 2015).


CON QUESTA SCHEDA DIDATTICA IL RAGAZZO:

potrà conoscere la definizione di bullismo e di cyberbullismo, conoscerne le caratteristiche e così distinguere questi fenomeni da altri fenomeni connessi all’uso della rete e delle nuove tecnologie.


ATTIVITÀ FINALE

Immaginiamo di intervistare un esperto dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo: scriviamo l’intervista e mettiamola in scena.


COME PROCEDERE:

  • Leggere insieme ai ragazzi l’articolo breve di cronaca e far vedere il video indicato.

  • Proporre ai ragazzi un brainstorming utile a raccogliere idee e pensieri che possono nascere a seguito della lettura degli articoli. Useremo questo flusso di pensieri per iniziare insieme una riflessione che ci condurrà alla definizione di bullismo e di cyberbullismo.

Le domande a cui cercheremo di rispondere per poter definire i due fenomeni potranno essere: “Quando si parla di bullismo? Quando di cyberbullismo? Quali sono i comportamenti messi in atto nell’uno e nell’altro caso? Chi è coinvolto? Quali sono le differenze e le somiglianze tra i fenomeni?”.

  • Dopo questo brainstorming, leggere insieme ai ragazzi l’articolo divulgativo. I ragazzi avranno così tutte le informazioni necessarie per poter procedere alla realizzazione dell’intervista.

  • I ragazzi possono essere divisi in piccoli gruppi. Compito: immaginate di dover intervistare un esperto, scrivete l’intervista, le domande che fareste e le risposte dell’intervistato avendo in mente che l’obiettivo è poter fornire, al pubblico dell’intervista, l’occasione per conoscere il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo.

  • Infine, mettete in scena le interviste.



MATERIALE UTILE
DEFINIZIONI SCIENTIFICHE

BULLISMO


Diciamo che un ragazzo/a subisce prepotenze quando un altro ragazzo/a o un gruppo di ragazzi/e:


  • gli/le dicono cose cattive e spiacevoli o lo/la prendono in giro o lo/la chiamano con nomi offensivi;

  • lo/la ignorano o escludono completamente dal loro gruppo o non lo/la coinvolgono di proposito;

  • gli/le danno colpi, calci, spinte o lo/la minacciano;

  • dicono bugie o mettono in giro storie sul suo conto o inviano bigliettini con offese e parolacce;

  • nessuno gli/le rivolge mai la parola e altre cose di questo genere.

Questi fatti possono accadere spesso ed è difficile per chi subisce prepotenze riuscire a difendersi. Si tratta sempre di prepotenze anche quando un ragazzo/a viene preso/a in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenze quando due ragazzi/e, all'incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta.

Gli elementi distintivi del bullismo sono:


  1. intenzionalità

  2. ripetizione nel tempo

  3. squilibrio di potere tra il bullo e la vittima

CYBERBULLISMO

Diciamo che un ragazzo/a subisce prepotenze quando un altro ragazzo/a o un gruppo di ragazzi/e:


  • lo/la offendono e lo insultano tramite messaggi di testo, e-mails, pubblicati su siti, social networks o tramite telefono (es. telefonate mute) (SCRITTO – VERBALE);

  • diffondono foto o video che lo/la ritraggono situazioni intime, violente o spiacevoli tramite cellulare, siti web e social networks (VISIVO);

  • lo/la escludono dalla comunicazione online, dai gruppi (ESCLUSIONE);

  • si appropria delle sue informazioni personali come le credenziali d’accesso all’account e-mail, ai social networks, e le usa o rivela ad altri (IMPERSONIFICAZIONE).

Gli elementi distintivi che possono caratterizzare il cyberbullismo sono:

  1. l’anonimato. La vittima può non conoscere l'identità del suo persecutore;

  2. la riproducibilità e la grande diffusione pubblica delle informazioni (Slonje & Smith, 2008). Spesso si verifica il coinvolgimento di un vasto pubblico e l'incapacità di rimuovere i contenuti dopo che questi sono stati condivisi online (Dooley, Pyżalski, & Cross 2009; Menesini et al., 2012; Nocentini et al., 2010);

  3. la distanza esistente tra il bullo e la vittima. I comportamenti sono indiretti, mediati da un mezzo elettronico. Ne consegue che viene meno quel feedback espressivo tipico invece delle interazioni faccia a faccia (il cyberbullo non vede la reazione della cybervittima). L’assenza di segnali visivi combinata con la comunicazione scritta può alterare e rendere meno consapevoli di ciò che si fa (Nicoletti & Gallingani, 2009);

  4. L’assenza di confini di spazio e di tempo. La vittima può subire l’attacco del cyberbullo in ogni luogo e in ogni momento della sua giornata.


SCHEDA 4

CHI È LA VITTIMA?
STIMOLI
ARTICOLO

Corriere della sera – pubblicato il 19 Gennaio 2016



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