Il quotidiano in classe




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Sana24.12.2019
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Le sembra di avere più coraggio per morire che per continuare a vivere. Scrive una prima riga, un’altra, un’altra ancora. Immagina mamma e papà che leggeranno quando tutto sarà finito. Devono sapere che «io stavo soffrendo e morendo dentro di me», che certe parole ferivano più di coltelli e «mi facevano piangere».

Ma anche loro, quelli che «mi facevano piangere» devono sapere. «Per alcuni di voi sarà certo una notizia bellissima» scrive lei in un altro messaggio, stavolta per i suoi compagni di classe, una seconda media di una scuola pubblica nel centro di Pordenone. Sono loro il tormento delle sue giornate, i bulli. Lei si sente sopraffatta dalle loro cattiverie. Agli altri, a chi vuole bene, augura felicità.

Ecco, ha finito di scrivere. Adesso è pronta a morire. Ma immaginare la morte non è la stessa cosa che spalancare la finestra e lanciarsi nel vuoto. Così quella sera — quella delle lettere d’addio — non fu l’ultima.

Era il 10 gennaio e la ragazzina scelse di vivere. Nascose le lettere e si diede malata. Niente scuola per tutta la settimana, quindi niente bulli. Ieri però sarebbe stata dura saltare le lezioni. Era di nuovo tempo di tornare in classe, un pensiero insopportabile. Tanto insopportabile da farle trovare il coraggio che le era mancato dieci giorni fa. È salita sul davanzale della finestra e si è buttata giù pochi minuti prima che sua madre andasse in camera a svegliarla.

Disperata e con il cuore che batteva oltre ogni limite la donna l’ha raggiunta, abbracciata, rassicurata mentre aspettava i soccorsi. «Sta’ tranquilla, tesoro. Sono qui con te, andrà tutto bene». Sua figlia era viva e cosciente, solo questo contava. La tapparella aperta al piano di sotto ha attutito il colpo, la ragazzina ha fratture varie e lesioni alla colonna vertebrale che all’inizio hanno fatto temere conseguenze gravissime, ma già in serata i medici hanno sciolto la prognosi escludendo il peggio. Ci metterà un bel po’ ma guarirà.

Giuseppe, vicino di casa che l’ha soccorsa assieme a sua madre, è rimasto colpito dalle parole di quella ragazzetta ferita per terra: «Diceva: “Volevo urlare quello che avevo dentro e non ci riuscivo. Non trovavo il coraggio di dirlo…”». Quello che aveva dentro: la stessa convinzione ripetuta tante volte alle amichette più care: e cioè di «vivere in un mondo di persone cattive» e di subire quelle cattiverie e di non sopportarlo più perché «stufa di critiche».

Con i soccorritori del 118 la ragazzina è andata anche oltre. «A scuola me lo dicevano: perché non ti uccidi? Ucciditi» ha raccontato. Nessuno sa dire chi, quando e perché l’avrebbe istigata al suicidio.

La Procura dei minori di Trieste sentirà con audizioni protette sia lei sia i suoi compagni di scuola, cercherà di capire dov’è il confine fra il vero e il percepito in una scuola dove nessuno, secondo la preside dell’istituto, ha colto nemmeno un minimo segnale di allarme.

Per entrare nel mondo di quella ragazzina e per capire il suo dramma serviranno tempo, pazienza e dolcezza. Prima ancora di lei, qualcosa potrebbero raccontare i messaggini via WhatsApp, lo scambio di foto e di sms sul suo telefonino oppure i file del suo computer, quelle parole digitate dalle adolescenti come lei per comunicare emozioni o rabbia, delusioni o gioie all’amica del cuore o ai compagni di classe adorati.

Qualcuno si è ricordato ieri di messaggi ricevuti tempo fa proprio da lei.

Eccoli riemergere dalla memoria elettronica: è l’espressione «vittima di bullismo» ripetuta mille volte, sono propositi suicidi che nessuno ha mai preso sul serio.

E invece lei ci pensava davvero, nel silenzio e nel buio della sua cameretta. Con gli occhi gonfi di lacrime e il foglio di carta davanti. «A quest’ora saprete già che sono morta…».





ARTICOLO

Testimonianza di una vittima:

http://osservatorio-cyberbullismo.blogautore.repubblica.it/2016/12/21/io-vittima-dei-bulli-per-anni-la-scuola-non-mi-ha-aiutato/

VIDEO:

Cyberbullismo – https://www.youtube.com/watch?v=d7tikUtHT_w



CON QUESTA SCHEDA DIDATTICA IL RAGAZZO:

potrà approfondire il ruolo della vittima, il suo vissuto, le sue difficoltà e i suoi comportamenti.


ATTIVITÀ FINALE

Stesura di una lettera indirizzata alla vittima.


COME PROCEDERE:

  • Fare leggere ai ragazzi l’articolo e far vedere loro il video selezionato.

  • I ragazzi con l’aiuto dell’insegnante conducono una riflessione sulla vittima in termini di:

  1. VISSUTO DELLA VITTIMA, le sue reazioni emotive, come si sente.

  2. COMPORTAMENTI DELLA VITTIMA, le sue reazioni comportamentali, cosa fa/cosa potrebbe fare.

  3. CONSEGUENZE, gli effetti che il suo vissuto e i suoi comportamenti provocano negli altri.

  • Dopo poco che si sarà avviata la riflessione proponiamo il materiale che avremo già preparato: un cartellone con un viso-sagoma che sarà il viso della vittima e tante “nuvole di pensiero”, o “nuvole di dialogo” tipiche del fumetto per scrivere pensieri, sentimenti, parole della vittima che saranno emerse dall’inizio della riflessione.

L’insegnante potrà aiutare i ragazzi in modo da fare emergere:

  1. come la vittima si possa sentire umiliata, come essa provi vergogna, rabbia, paura, tristezza per ciò che subisce e per la sua incapacità di reagire, come questo possa comportare un conseguente senso di impotenza e di solitudine (VISSUTO EMOTIVO DELLA VITTIMA);

  2. quali comportamenti, anche per il suo vissuto emotivo, la vittima mette in atto. Come essa si chiuda in se stessa, non reagisca, non riesca a chiedere aiuto, anzi come essa si isoli, acconsentendo a fare tutto ciò che le viene chiesto, come inizi a cambiare (non vuole andare a scuola, peggiora il suo rendimento scolastico, risponde male, non vuole parlare con nessuno, a casa si chiude nella sua stanza etc.) (COMPORTANTI DELLA VITTIMA);

  3. quali conseguenze il comportamento e l’atteggiamento della vittima ha sugli altri, gli altri ad esempio non saranno particolarmente amichevoli, e non saranno quindi portati a offrirgli aiuto e a difenderla (CONSEGUENZE).

  • Una volta delineato insieme il quadro della vittima ci spostiamo a lavorare individualmente. La consegna sarà: focalizzatevi sul punto di vista della vittima, immaginate che sia un/una vostro/a amica e scrivete una lettera indirizzata a lei per darle sostegno emotivo e supporto. Cosa le direste?.

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