• Unità di Apprendimento Il rispetto delle regole come condizione fondamentale per garantire la convivenza civile Legittimazione della proposta
  • Aree di responsabilità Nucleo tematico Compiti di realtà
  • La scelta di un “compito di realtà” e la sua rappresentazione operativa e progettuale
  • CHE COS’È IL BULLISMO La definizione scientifica
  • Le manifestazioni del bullismo
  • I protagonisti del bullismo
  • 4. L’uso “distorto” delle tecnologie: i social network e il bullismo
  • (da Linee Guida su Bullismo per la scuola toscana) 5. La programmazione della situazione formativa collegata con il compito di realtà
  • Cyberbullismo: unità di apprendimento




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    Cyberbullismo: unità di apprendimento


    Scheda a cura di Piero Cattaneo

    Il rispetto delle regole come condizione fondamentale per garantire la convivenza civile

    Legittimazione della proposta

    La prevenzione e il contrasto al bullismo vengono promossi e si consolidano nella scuola e nella vita di tutti i giorni attraverso esperienze che consentano di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente di vita, favorendo forme di cooperazione e di solidarietà.

    Il bullismo, nelle varie forme e nei diversi luoghi in cui si manifesta, è la negazione di questi valori che stanno alla base della convivenza civile.

    Quindi realizzare una Unità di Apprendimento a scuola sul rispetto delle regole della convivenza civile risponde a scelte educative fondate sulla Costituzione della Repubblica Italiana. In particolare l’esperienza è basata sulla prevenzione ed anche sul contrasto al bullismo in quanto contribuisce:

    −      alla formazione della persona (uomo o donna che sta costruendo la sua identità, sulla base della sua autonomia e senso di responsabilità);

    −      alla formazione del cittadino/a in quanto aiuta i giovani a rendersi consapevoli delle situazioni a rischio in cui può venirsi a trovare e a saperle affrontare con fermezza, responsabilità e comportamenti preventivi e/o di contrasto verso ogni forma di violenza e sopraffazione;

    −      all’acquisizione di conoscenze e di competenze che stanno alla base della cultura del rispetto, della cooperazione e collaborazione con gli altri (coetanei o adulti).

    Unità di Apprendimento

    Il rispetto delle regole come condizione fondamentale per garantire la convivenza civile


    1. Legittimazione della proposta

    La prevenzione e il contrasto al bullismo vengono promossi e si consolidano nella scuola e nella vita di tutti i giorni attraverso esperienze che consentano di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente di vita, favorendo forme di cooperazione e di solidarietà.

    Il bullismo, nelle varie forme e nei diversi luoghi in cui si manifesta, è la negazione di questi valori che stanno alla base della convivenza civile.

    Quindi realizzare una Unità di Apprendimento a scuola sul rispetto delle regole della convivenza civile risponde a scelte educative fondate sulla Costituzione della Repubblica Italiana. In particolare l’esperienza è basata sulla prevenzione ed anche sul contrasto al bullismo in quanto contribuisce:



    • alla formazione della persona (uomo o donna che sta costruendo la sua identità, sulla base della sua autonomia e senso di responsabilità);

    • alla formazione del cittadino/a in quanto aiuta i giovani a rendersi consapevoli delle situazioni a rischio in cui può venirsi a trovare e a saperle affrontare con fermezza, responsabilità e comportamenti preventivi e/o di contrasto verso ogni forma di violenza e sopraffazione;

    • all’acquisizione di conoscenze e di competenze che stanno alla base della cultura del rispetto, della cooperazione e collaborazione con gli altri (coetanei o adulti).




    1. Un inventario di possibili itinerari educativi e didattici da proporre agli allievi di scuole secondarie di secondo grado, fondati su Aree di Responsabilità e su “compiti di realtà”, aventi valenze formative di prevenzione delle situazioni a rischio di bullismo e di contrasto nelle situazioni più critiche

    La proposta ha il solo scopo di orientare i docenti a scegliere e ad adottare le iniziative educative e didattiche in relazione ai destinatari e al contesto.




    Aree di responsabilità

    Nucleo tematico

    Compiti di realtà

    Cultura e tempo libero

    Attività sportiva

    • organizzare tornei o incontri sportivi a scuola o tra scuole con chiare regole di comportamento;

    • partecipare alle lezioni di scienze motorie con disponibilità verso tutti;

    • rivedere le registrazioni di partite e/o incontri sportivi degenerate in risse e scontri e rilevare i comportamenti scorretti e riflettere sulle cause di tali comportamenti;

    • promuovere in classe una discussione sulle esperienze personali di situazioni critiche vissute direttamente dentro e fuori delle aule scolastiche;

    • indicare su un tabellone le forme e le modalità di bullismo rilevate nella scuola anche con riferimento alle differenze di genere;

    • riportare, eventualmente in forma diretta, le frasi, le minacce, gli insulti, gli atti di violenza fisica e psicologica, gli sms e/o le frasi postate su Facebook dopo eventi sportivi a livello nazionale, internazionale e locale. Ovviamente la lettura e il commento delle espressioni (presentate con prudenza e massimo rispetto per le persone che le hanno ricevute) vanno fatte con lo scopo di riflettere sul senso e non senso di simili comportamenti.

    Attività culturali

    • organizzare e/o partecipare a eventi culturali artistici, musicali, teatrali per facilitare la comunicazione tra i giovani e stimolare comportamenti di collaborazione e di condivisione;

    Progettare-lavorare insieme su un compito comune, valorizzando il contributo di tutti è un modo per prevenire forme di bullismo

    • promuovere e/o recuperare beni culturali abbandonati e utilizzati per scritte offensive o frasi allusive volgari e oscene verso persone;

    • provvedere a rimuovere, graffiti, scritte e disegni offensivi sulle pareti della scuola (all’interno o all’esterno) e riflettere sui disagi, non solo materiali, di tali scritte o figure;

    • progettare e realizzare spettacoli teatrali su temi legati alla prevenzione di forme di violenza tra giovani o organizzare dei cineforum per assistere a film su tematiche collegate a forme di bullismo e poi discutere con i giovani studenti sui comportamenti scorretti da prevenire e da contrastare.

    Hobbies e viaggi

    • costituire gruppi di giovani studenti per la progettazione di viaggi (reali e/o virtuali) quali occasioni per conoscere nuovi mondi, nuovi ambienti, per ampliare le conoscenze su usi, costumi, modi di vita, relazioni tra coetanei, modi comunicare e di scambiarsi informazioni;

    • documentare le esperienze di viaggio segnalando le regole di vita, i modi di aggregazione giovanile, i sistemi di comunicazione più praticati;

    • scegliere e organizzare i propri hobbies con la condivisione e la collaborazione dei compagni di classe; ad esempio scegliere un libro, un film, una musica, un concerto, un’attività di volontariato, una serata da trascorrere insieme, ecc.;

    • recuperare, ripristinare oggetti di uso quotidiano, organizzare un mercatino dell’usato a scopo benefico; promuovere e partecipare al banco alimentare per aiutare persone indigenti, promuovere raccolte di abiti e indumenti per la Caritas o altre Associazioni di volontariato.

    Responsabilità sociale

    Vita sociale

    • aderenza a iniziative sociali (campagna contro il bullismo);

    • assumere impegni organizzativi per la promozione di iniziative informative e formative per i giovani contro le forme di violenza;

    • collaborare con organi di stampa e social network per la divulgazione di informazioni su fatti e eventi riconducibili ad atti di bullismo e per sensibilizzare l’opinione pubblica.

    Iniziative per la qualità della vita

    • assumere e/o promuovere iniziative per l’affermazione di diritti o per campagne di opinione (contro la violenza, contro le sopraffazioni, contro il bullismo) nell’ambiente di vita allo scopo di sensibilizzare le persone e di responsabilizzarle in chiave di prevenzione e di contrasto verso comportamenti scorretti.




    1. La scelta di un “compito di realtà” e la sua rappresentazione operativa e progettuale

    Ad esempio, un compito potrebbe essere:


    Progettare e realizzare un pieghevole sulle manifestazioni interne alla scuola sul bullismo, da destinare agli allievi, ai loro genitori e ai cittadini di un quartiere.
    La proposta potrebbe essere rivolta tanto agli allievi di un primo biennio di scuola secondaria di secondo grado o al secondo biennio o al quinto anno.

    La scelta ovviamente sarà effettuata dopo un’attenta lettura della situazione interna alla scuola, con uno sguardo attento anche al contesto sociale, culturale e ambientale in cui la scuola agisce.

    La realizzazione del pieghevole informativo prevede alcune operazioni essenziali.


      1. Analisi della situazione della scuola circa atti e/o forme di bullismo riscontrate o comunque evidenziate informalmente dagli allievi. Una lettura attenta e fondata dei bisogni aiuta a dare impulso all’iniziativa e a coinvolgere responsabilmente i giovani studenti.

    La rilevazione dei “bisogni” permette, in alcuni casi, di conoscere episodi e situazioni critiche tra studenti a causa di forme latenti e non dichiarate di bullismo.

    Dalla lettura della situazione scolastica derivano criteri circa le iniziative da prendere e le forme di coinvolgimento da attuare verso gli allievi, i docenti, i familiari e altri interlocutori.



      1. L’approfondimento delle informazioni raccolte in merito a eventi di bullismo realizzati nella scuola o fuori delle pareti scolastiche.

    Possedere alcuni dati oggettivi sulla situazione effettivamente presente nella propria scuola è di fondamentale importanza all’inizio di un qualsiasi percorso di intervento, in quanto consente di:

    • accertare in modo puntuale dove e in che modo si manifestano situazioni di prepotenza, sopraffazione, violenza;

    • rendere il personale della scuola (dirigente, docenti, personale ATA), gli alunni e i genitori più consapevoli del problema e della sua gravità nel contesto esaminato;

    • motivare il dirigente scolastico, i docenti, i genitori e gli allievi stessi ad agire in chiave di prevenzione e/o di contrasto al bullismo;

    • definire, se è il caso, un livello iniziale di presenza del fenomeno con cui confrontarsi dopo aver realizzato l’intervento (nel caso specifico il pieghevole informativo).

    Per questo motivo un modo per iniziare questa fase di conoscenza del problema può essere quello di costruire personalmente un questionario a partire dalle specifiche esigenze e priorità della propria scuola. Questa operazione risulta utile soprattutto ai livelli scolastici più alti, quando vi è la possibilità di coinvolgere gli studenti stessi in maniera attiva nel processo di lettura/conoscenza del fenomeno.

    Occorre inoltre prestare particolare attenzione ad alcuni indicatori diretti o indiretti del problema.
    Indicatori di fenomeni di vittimizzazione da approfondire in collaborazione con le famiglie:


    • difficoltà ad andare a scuola;

    • richiesta frequente di soldi o oggetti;

    • danni a cose o vestiti;

    • segni di percosse o di violenza fisica;

    • disturbi notturni del sonno, paure poco giustificate, forte ansia;

    • altri sintomi o segnali di disagio: insicurezza, bassa autostima e sentimenti di depressione;

    • chiusura e isolamento sociale;

    • vulnerabilità;

    • rendimento scolastico basso o discontinuo.


    Indicatori di possibile coinvolgimento in comportamenti prepotenti:

    • apparente spavalderia e tracotanza;

    • apparente elevata autostima;

    • mancanza di empatia per agli altri e per la vittima in particolare;

    • scarsa cooperazione;

    • atteggiamento favorevole alla violenza;

    • forte bisogno di dominare e di affermarsi nel gruppo;

    • scarso rendimento scolastico.


    Indicatori di un possibile coinvolgimento nel ruolo di bullo-vittima:

    • forte emotività ed irritabilità;

    • difficoltà di controllo e regolazione delle emozioni, rabbia e/o pianto frequenti;

    • difficoltà di attenzione;

    • iperattività;

    • comportamenti provocatori e conflittuali.

    (da Linee Guida sul bullismo per la scuola toscana)

      1. Il coinvolgimento degli allievi (di una classe o di un gruppo rappresentativo degli studenti di più classi) per la selezione delle informazioni da presentare sul pieghevole, la scelta del modo con cui presentarle, e dei requisiti grafico-estetici del dépliant.

    Ad esempio, si potrebbe utilizzare il seguente schema di sintesi per selezionare le informazioni ritenute necessarie:
    CHE COS’È IL BULLISMO

    La definizione scientifica

    Il bullismo è un abuso di potere. Secondo gli studi che per primi hanno affrontato questo problema1, perché una relazione tra soggetti possa prendere questo nome devono essere soddisfatte tre condizioni:

    1. si verificano comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta;

    2. queste azioni sono reiterate nel tempo;

    3. sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli) ed uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).
    Le manifestazioni del bullismo

    La letteratura2 ci dice che il bullismo può esprimersi attraverso forme diverse:

    - psicologica (esclusione, maldicenza), prevalentemente femminile;

    - verbale (prese in giro, minacce, insulti), sia maschile che femminile;

    - fisica (aggressioni, tormenti) prevalentemente maschile.

    In questa terza categoria vengono generalmente compresi anche il danneggiamento degli oggetti personali, i furti e le estorsioni.

    Restano esclusi, ma di volta in volta riconducibili ad una delle categorie appena enunciate, gli scherzi pesanti che spesso sono tra le forme di umiliazioni più pesanti per ragazzi di questa età.
    I protagonisti del bullismo

    Ad una prima osservazione i ruoli in gioco si direbbero “il bullo e la vittima”, ma è già abbastanza chiaro che le cose non sono così semplici.

    Tra gli attori di prepotenze si distingue3:

    - il bullo leader, ideatore delle prepotenze (non sempre perpetratore);

    - i gregari, che partecipano alle prepotenze sotto la sua guida;

    - i sostenitori, coloro che assistono senza prendere parte all’azione ma sostenendola attivamente con incitamenti, risolini e via di seguito. Il fatto che gli studi sul bullismo li includano tra gli autori di prepotenza dà un’indicazione chiara di quanta responsabilità si voglia restituire a chi guarda, cioè a chi in buona misura contribuisce a determinare il fenomeno aggravando la situazione della vittima e costruendo aspettative di ruolo verso i bulli che si espongono maggiormente.


    Tra le vittime si parla di:

    - vittima passiva, che subisce le prepotenze senza riuscire a reagire;

    - vittima provocatrice, che ingaggia duelli serrati con il bullo, stuzzicandolo, fino a che questo non risponde con un’azione di prepotenza.
    Infine gli astanti:

    - gli spettatori neutrali che non prendono una posizione di fronte alle prepotenze o che non sono mai presenti agli episodi;

    - i difensori della vittima, gli unici ad assumersi il rischio di andare contro corrente di fronte all’autorità del più forte e a vivere la scuola in modo non schizofrenico, con una coerenza di fondo tra ciò che si mostra nel rapporto con gli adulti e ciò che si incarna nella relazione con i compagni.

    (da Buccoliero-Maggi, Bullismo, bullismi, FrancoAngeli, Milano, 2005).


    Ma oggi la scuola, e non solo, ha a che fare con un “bullismo virale”: un fenomeno in continua ascesa in tutto il mondo che è alimentato e aumentato dalla diffusione delle nuove tecnologie che hanno allargato a dismisura mezzi e manifestazioni.

    Dal bullismo “analogico”, cioè legato a forme di comunicazione via cavo (es. telefono, video, manifesti e/o rappresentazioni tramite radio e TV locali) al “cyberbullismo”: oggi i social network sono diventati gli strumenti chiave per “fare del male” attraverso la diffusione di foto/immagini denigratorie, la creazione di gruppi “contro” persone, ma anche “postando” profili offensivi e non veritieri su Facebook o su skipe, inviare messaggi privati poi resi pubblici o sms/mms/e-mail aggressivi e minacciosi.


    Alcuni autori distinguono tre tipologie principali di bulli:


    1. il bullo dominante – Questi sono ragazzi per lo più maschi, più forti fisicamente o psicologicamente rispetto ai compagni. Presentano un’elevata autostima e sono caratterizzati da un atteggiamento favorevole verso la violenza. Dal punto di vista delle credenze e della rappresentazione del problema, ritengono che l’aggressività possa essere positiva poiché aiuta ad ottenere ciò che si vuole e sono sempre pronti a giustificare il proprio comportamento assumendo atteggiamenti di indifferenza e scarsa empatia verso la vittima. Si caratterizzano per comportamenti aggressivi sia verso i compagni che verso gli adulti. Oltre a prendere l’iniziativa nell’aggredire la vittima sono anche capaci di istigare altri compagni a farlo. Si ritiene che i bulli abbiano un’elevata conoscenza sociale e notevoli abilità nella comprensione della mente dell’altro, che utilizzano però al fine di manipolare la situazione a proprio vantaggio.

    2. il bullo gregario – Sono ragazzi più ansiosi dei primi, spesso con difficoltà a livello di rendimento scolastico, sono poco popolari nel gruppo ed insicuri. In genere tendono a farsi trascinare nel ruolo di aiutante o sostenitore del bullo poiché questo comportamento può dar loro un’identità di affermazione all’interno del gruppo.

    3. il bullo-vittima – Sono definiti anche vittime aggressive o provocatrici, pur subendo le prepotenze dei compagni, mostrano uno stile di interazione di tipo reattivo e aggressivo (Olweus, 1993). Spesso sono bambini emotivi, irritabili e con difficoltà di controllo delle emozioni; hanno atteggiamenti provocatori e iper-reattivi di fronte agli attacchi dei compagni. Il loro comportamento agitato, accompagnato sovente da difficoltà sul piano cognitivo e dell’attenzione e da modalità provocatorie verso gli altri, innesca facilmente un circolo vizioso di elevata conflittualità. Sono molto impopolari tra i compagni e provengono da contesti familiari altamente conflittuali e coercitivi.

    E le vittime, quali caratteristiche ricorrenti o comuni hanno?

    La letteratura distingue 2 tipologie principali:


    1. la vittima passiva – Sono ragazzi tendenzialmente passivi che non sembrano provocare in alcun modo le prepotenze subite: sono soggetti calmi, sensibili e contrari all’uso della violenza, e, se maschi, più deboli fisicamente rispetto alla media dei compagni. Sono caratterizzati da un “modello reattivo ansioso o sottomesso” che segnala ai bulli la loro insicurezza, la passività e la difficoltà a reagire di fronte alle prepotenze subite (Olweus, 1993).

    2. la vittima provocatrice – Sono ragazzi che col loro comportamento irrequieto, iper-reattivo ed irritante, provocano gli attacchi subiti e spesso contrattaccano le azioni dell’altro. Questa categoria di vittime è sovrapponibile a quella dei “bulli-vittima”, ossia di quei soggetti che, sottoposti a un test diagnostico, ottengono punteggi sopra la norma sia di vittimizzazione che di bullismo, in quanto, oltre ad mettere in atto le prepotenze, le subiscono pure.

    A questo punto si rende necessaria una riflessione sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (i cosiddetti social network) quale mezzo e strumento diffuso per forme di “bullismo”. È il cosiddetto “cyberbullismo”, rispetto al quale è necessario ed urgente approntare strategie formative dei docenti e degli allievi per prevenire e contrastare questo dilagare di forme di violenza e di aggressione tramite i mezzi tecnologici sempre più sofisticati.


    4. L’uso “distorto” delle tecnologie: i social network e il bullismo
    Il dibattito sulle valenze formative e/o sui danni provocati dai social network nei processi di formazione dei giovani è ancora molto acceso.

    Le innovazioni nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno sicuramente dato un contributo innegabile allo sviluppo delle Reti a livello mondiale, rendendo sempre più brevi le distanze tra le varie parti del mondo.

    L’era della globalizzazione del pianeta nasce con il diffondersi delle tecnologie dell’informazione che accorciano molto le distanze tra i vari Stati sul piano delle comunicazioni.

    Ma ogni medaglia ha il suo rovescio: se da un lato è incontrovertibile il beneficio dei social network al progresso dell’umanità, dall’altro l’uso distorto di questi mezzi spesso produce danni irreparabili sia nel rapporto tra Stati, sia nei rapporti privati che diventano spesso di dominio pubblico.

    Chi si occupa di educazione e di formazione da alcuni anni si preoccupa di mettere a punto una nuova pedagogia e una nuova didattica capaci di aiutare i giovani allievi a capire, a riconoscere le potenzialità degli strumenti tecnologici (social network attraverso PC, telefonini, iPad, iPhone, smartphone, ecc.) anche nella manifestazione dei sentimenti personali, delle emozioni, delle dimensioni e degli stati affettivi delle persone.

    Le tecnologie più avanzate possono diventare motivo, mezzo e occasioni per “fare del male” là dove si usa violenza verso le persone, superando i confini della privacy proprio nel mondo degli affetti e delle emozioni, degli stati d’animo, delle relazioni interpersonali, dei progetti di vita. In sintesi, della propria identità.

    Da più parti si sostiene che occorre oggi promuovere un’alfabetizzazione morale ed emozionale “reale” nei giovani che valga nella vita di tutti i giorni, a scuola, fuori della scuola, in Rete, ovunque.

    E allora occorrono piccole attenzioni perché le tecnologie possano essere utilizzate in modo corretto e coerente con le funzioni per cui sono state progettate e prodotte.

    Sarebbe sufficiente aiutare i giovani a riconoscere che costituisce una risorsa per la prevenzione tutto ciò che migliora:


    • la conoscenza reciproca tra gli allievi;

    • l’autostima;

    • l’apertura verso la diversità;

    • l’affermazione che ogni persona ha il diritto di essere rispettata;

    • l’empatia, ovvero la capacità di sentire le emozioni degli altri;

    • il senso di partecipazione e responsabilità per la vita scolastica e di classe;

    • l’affermazione di regole di convivenza condivise e riconosciute;

    • la possibilità di affrontare i conflitti invece di negarli;

    • la riduzione del pregiudizio;

    • l’uso delle tecnologie nel processo di conoscenza e di relazione tra gli allievi, tra questi e i loro docenti, tra i giovani e altri giovani con cui interagiscono nel mondo reale e in quello virtuale.

    In particolare nella scuola, di fronte ad un caso di bullismo, è importante intervenire tempestivamente da parte dei docenti:



    • attivando e coinvolgendo i colleghi del Consiglio di classe;

    • lavorando con il gruppo-classe;

    • attivando un supporto individuale per chi subisce e per chi mette in atto prepotenze;

    • prevedendo sanzioni misurate agli episodi;

    • informando e coinvolgendo le famiglie;

    • quando necessario, chiedendo una consulenza ad esperti;

    • facendo riferimento alle Forze dell’Ordine nel caso in cui si verifichino reati.

    (da Linee Guida su Bullismo per la scuola toscana)
    5. La programmazione della situazione formativa collegata con il compito di realtà

    L’iniziativa, promossa a livello di Consiglio di classe, prevede l’accordo tra i docenti circa le operazioni da compiere con gli allievi della classe o delle classi interessate e la selezione dei contributi specifici delle discipline coinvolte per la realizzazione del compito di realtà.

    Nel caso specifico:

    - Italiano

    - Scienze e Matematica

    - Tecnologia

    - Arte

    - Psicologia e Pedagogia



    - Filosofia e storia
    Ciascun docente, in relazione alla specifica disciplina di insegnamento, aiuta gli allievi a selezionare i saperi, le conoscenze ritenute più utili per la redazione del pieghevole e li aiuta a cogliere le valenze formative per prevenire forme di prepotenza, di sopraffazione, di bullismo.

    La realizzazione del pieghevole, la sua presentazione agli allievi, ai genitori, al personale della scuola rappresentano momenti informativi e formativi importanti per prendere consapevolezza delle potenzialità delle tecnologie e degli “effetti” devastanti se usate in maniera scorretta nei confronti di persone a cui si vuol “fare del male”.





    1 In italiano vedi D. Olweus, Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Firenze, Giunti, 1996, e S. Sharp, P. Smith, Bulli e prepotenti nella scuola, Trento, Erikson, 1985

    2 Le modalità assunte dal bullismo sono illustrate un po’ in tutti i testi sull’argomento. Vedi ad esempio in S. Sharp, P. Smith, op. cit. o, più recentemente, E. Menesini (a cura di), Bullismo: le azioni efficaci della scuola, Trento, Erikson, 2003.

    3 Salmivalli C., et al., Bullying as a group process: Participant roles and their relations to social status within a group, “Aggressive Behavior”, vol. 22, anno 1996, pagg. 1-15.


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